Sviluppato il primo apparecchio ad uso domestico capace di agevolare la comunicazione nei piccoli
di SARA FICOCELLI
DIFFICILE parlare di autismo infantile senza scadere nell’approssimazione. Il dramma di avere un figlio che non capisce e non si esprime come gli altri bambini può essere compreso solo dai familiari e benché spesso questi bambini siano più intelligenti e affettuosi della media, sono tante le cose che mancano a loro e alle loro famiglie per condurre una vita normale. Per fortuna, ogni tanto, dalla scienza arriva qualche buona notizia. Dopo sei anni di ricerca e sviluppo e un anno e mezzo di test, poche settimane fa la AAT Research ha infatti lanciato MenteTM, dispositivo in grado di aiutare il bambino e la famiglia a gestire gli aspetti più critici della sindrome riducendo il flusso delle onde Delta e calmando la mente.
A progettare l’apparecchio, che consiste in una fascia per la testa, è stato un ricercatore che ha trascorso degli anni a diretto contatto con un bambino affetto da autismo e il il dispositivo è specificamente stato progettato per uso domestico e non ha quindi bisogno di alcuna assistenza specialistica.
“Quando ero studente in Bretagna – spiega il neuroscienziato Adrian Attard Trevisan, ricercatore presso l’Università degli Studi di Milano e creatore del dispositivo, presentato sul Journal of Neurological Disorders – ho vissuto con una famiglia il cui figlio aveva la sindrome di Asperger e ho passato parte del mio tempo a osservarlo, cercando di capirne il comportamento. Non ho mai guardato a lui in modo freddo, come uno scienziato: lo osservavo con attenzione, per capire come avrei potuto aiutarlo. E ho iniziato a pensare a come il neurofeedback avrebbe potuto essere la chiave per permettere, a quel bambino e ad altri come lui, di sentirsi parte della realtà in cui viviamo”.
Il dispositivo funziona a prescindere dall’età e dal disturbo dello spettro autistico ma il target prioritario sono i bambini che soffrono di sindrome autistica in età scolastica. La tecnologia brevettata consiste nell’ascoltare le onde cerebrali per creare suoni personalizzati e battiti binaurali (binaural beats), volti a stimolare la riduzione delle onde cerebrali Delta, che in un bambino autistico sono molto elevate durante la notte, rimangono attive anche durante il giorno e rappresentano la causa di molti dei sintomi tipicamente associati alla malattia, che costringe a combattere continuamente contro un “rumore di fondo” che invade la mente.
“Il sistema, costituito da una fascia e da un software installato nel pc dell’utente o su smartphone o tablet, è ad alto contenuto tecnologico”, continua Trevisan. “La fascia ha cinque sensori che captano le onde cerebrali emesse dal cervello in tempo reale, elaborandole e convertendole in battiti binaurali personalizzati che vengono percepiti come musica e che il bambino ascolta sia attraverso gli altoparlanti del computer che grazie alle cuffie. Per oltre un decennio, la tecnologia neurofeedback si è dimostrata un trattamento efficace ma disponibile solo in istituzioni specializzate. Questo apparecchio la rende disponibile per tutti, di uso domestico, a un prezzo accessibile e senza bisogno della supervisione degli specializzati”.
Le onde cerebrali Delta, presenti in tutte le persone, sono associate al sonno e agli occhi chiusi. I soggetti con autismo hanno dei picchi di queste anche durante il giorno, ed è proprio a causa loro che si alienano. L’idea di fondo è insomma non troppo diversa dal modo cancellazione del rumore delle cuffie da lavoro, con l’unica differenza che l’effetto dell’uso di MenteTM dura anche quando la fascia viene rimossa. “Tutto ciò che serve sono 40 minuti ogni mattina – continua l’esperto – dopo di che gli effetti durano per tutto il resto della giornata, fino a quando il bambino non va a dormire. Con il sonno, le onde ritornano elevate e il processo deve essere ripetuto la mattina successiva”.
Il software, che può essere scaricato sia da pc che da smartphone che da tablet (Android e iOS), comunica con la fascia grazie a una connessione WiFi, permettendo all’utente di svolgere le proprie attività quotidiane senza interruzioni, giocando, guardando la tv o viaggiando in macchina per andare a scuola. Dopo ogni sessione il software emette un report giornaliero che mostra una rappresentazione delle onde cerebrali prima e dopo. L’interpretazione è semplice e fornisce un bilancio dei progressi che il bambino fa a seguito del ricorso quotidiano alla terapia. Il report viene inoltre automaticamente registrato all’interno del cloud server in modo da poter essere disponibile in qualsiasi momento e su un qualsiasi dispositivo semplicemente inserendo i codici di accesso; cosa che può risultare utile nel caso in cui il bambino perda la fascia o qualora ci sia bisogno di una revisione da parte di operatori sanitari in tutto il mondo.
“Nessun trattamento funziona per tutti. Noi crediamo però –conclude Trevisan – che questo sia in grado di funzionare per la maggior parte dei bambini. Ci vogliono però fino a quattro settimane di uso quotidiano perché si manifestino i primi risultati positivi”.
Questo non è ovviamente l’unico dispositivo ipertecnologico inventato di recente per aiutare i bambini autistici a vivere una vita più serena e normale. Un altro esempio è t4A – touch for autism, progetto della Fondazione ASPHI che ha coinvolto la Regione Piemonte, C. A. S. A. (Centro per I’Autismo e Sindrome di Asperger) di Mondovi e CSP Innovazione nelle ICT, e che si basa su una serie di strumenti utilizzabili con il tocco in grado di favorire l’apprendimento, la comunicazione e le abilità personali e sociali dei bambini.
Un altro progetto interessante è Alpaca, nato dal desiderio di una imprenditrice cagliaritana di aiutare una sua amica, mamma di di un bambino autistico, a comunicare col proprio bambino. Il progetto è basato su un dispositivo palmare che consente di esprimere i propri pensieri attraverso le immagini. “Ho ascoltato le esigenze della mia amica – spiega Raffaelangela Pani, titolare dell’impresa Sardinaweb – e ho capito che si sarebbe potuta creare qualche soluzione basata sulle tecnologie digitali. Dopo sei mesi di progettazione è nato Alpaca (Alternative Literacy with PDA and Augmentative Communication for Autism: palmare per la comunicazione aumentativa e l’alfabetizzazione alternativa per l’autismo), ovvero un sistema digitale basato su piattaforma palmare, in grado di veicolare le immagini altrimenti utilizzabili solo su supporto cartaceo.