Si stima che gli studiosi R.G. Heath e W.A Mickle, nel periodo che va dal 1950 al 1960, effettuarono le prime elettroencefalografie su soggetti affetti da schizofrenia. Data certa è che nel 1958, uno studente universitario, Richard Bach, fu il primo che dimostrò essere in grado di controllare le sue onde cerebrali; egli si sottopose volontariamente ad esperimenti effettuati da studiosi e scenziati dell’università di Chicago.
Nel 1870 il fisico inglese Richard Caton fù il primo a scoprire che il cervello umano generava elettricità rilevandolo con uno strumento noto che era il galvanometro.
Neglia anni a seguire furono effettuati molti studi a riguardo e tutti particolarmente rivolti allo studio delle cellule cerebrali e dei loro sistemi di funzionamento. Si arrivò al 1924 con il Professor Hans Bergher che riuscì a registrare, grazie ad un grossolano e rudimentale elettroncefalografo, i segnali provenienti dala testa di suo figlioallora quindicenne.
La frequenza che rilevò nell’esame svolto emessa dall’attività cerebrale si aggirava intorno ai 10 Hertz.
Questa frequenza fu chiamata, all’inizio della sua scoperta , ritmo di Bergher!
Si misero applicazioni per effettuare dei test al fine di capire e scoprire se i pazienti sarebbero stati in grado, attraverso un periodo di esercitazioni progressive specifiche, di riconoscere e controllare vari stati mentali e la propria attività cerebrale. I risultati che emersero furono così sorprendenti da rendere una grande attenzione alla ricerca verso questa misteriosa materia. Le pubblicazioni vennero effettuate solo nel 1968 tramite un articolo in “Psychology Today”.
I risultati accrebbero l’importanza e la curiosità della materia tanto da giungere a perfezionare la tecnica del Biofeedback moderno, che consistevano in due aspetti fondamentali: il 1°, l’evoluzione tecnologica degli strumenti utilizzati; il 2° l’importanza che la ricerca aveva assunto nell’ambito della medicina. Gli studi successivi dimostrarono la evidente connessione tra processi mentali e neurofisiologia. Il professor Sterman, negli anni successivi utilizzò il biofeedback sul primo paziente umano, diminuendone la frequenza degli attacchi epilettici.
Lo stesso professore Sterman scrisse un articolo al riguardo su “EEG and Clinical Neurophysiology”. Negli anni a seguire fisici e neurologi iniziarono a lavorare con Sterman, tra cui Joe Lubar e Robert Reynolds, ed utilizzarono il neurofeedback su soggetti caratterizzati da disturbi di attenzione.
Questi studi dimostrarono la chiara connessione tra mente e fisiologia.
Nel 1971 Sterman utilizzò il biofeedback sul primo soggetto umano diminuendo la frequenza degli attacchi epilettici.