Le caratteristiche attraverso le quali si può riconoscere se un bambino è affetto da autismo possono essere molteplici: è sempre necessaria la diagnosi del neuropsichiatra per esprimere un giudizio, visto che esistono gradi di autismo completamente differenti tra loro che fanno si che non esista un unico intervento specifico che sia valido per tutti allo stesso modo: ogni soggetto con autismo è unico.
Non vi sono zone geografiche del mondo in cui questa sindrome presenti maggiore o minore presenza; pertanto non si può neanche parlare di prevalenze geografiche e/o etniche, in quanto è stato descritto in tutte le popolazioni del mondo, di ogni razza o ambiente sociale; mentre si può affermare che in diversi contesti si è verificata una prevalenza di sesso maschile, addirittura i dati dicono che si va da 3 a 4 volte superiore rispetto alle femmine.
In alcuni casi l’autismo si nasconde dietro una mancanza di attenzione o di iperattività, successivamente si rileva attraverso un mutismo selettivo, disturbi ossessivi ed anche compulsivi. L’osservazione diretta da parte di operatori specializzati, possono consentire di dare una diagnosi certa di autismo. Le conoscenze in merito al disturbo autistico sono in continuo sviluppo e se ne aggiungono di nuove incessantemente, grazie al lavoro di numerosi gruppi di ricerca presenti in tutto il mondo.
Pertanto è consigliato rivolgersi a centri specializzati sulla diagnosi precoce dell’ASD (Disturbi Dello Spettro Autistico).
Di seguito le caratteristiche che possono andare ad identificare un bambino potenzialmente soggetto ad Autismo:
– limitato linguaggio verbale
– scarso apprendimento
– poco interesse verso gli altri e gli argomenti (a volte completamente disinteressato)
– poco interesse verso i giochi, soprattutto di gruppo (non socializza)
– più che parlare è solito fare gesti per dire ciò che vuole
– evita il contatto fisico, potendosi irritare con chi lo tocca e lo abbraccia
La tempestività dell’intervento sullo sviluppo motorio e comunicativo è fondamentale per:
– aumentare il livello dell’apprendimento del linguaggio;
– minimizzare le conseguenze comportamentali secondarie a un’inadeguata capacità di comunicazione.
L’obiettivo è, e deve sempre essere, da parte di ognuno di noi, quello di favorire il massimo sviluppo possibile delle diverse competenze compromesse nel disturbo attraverso la continuità di un percorso terapeutico.